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AGGIORNAMENTI IMPEGNI DELLA CAMPAGNA

venerdì 5 luglio 2013

SANITÀ E CORRUZIONE: UN BINOMIO CHE FA MALE ALLA SALUTE



SANITÀ E CORRUZIONE: UN BINOMIO CHE
 FA MALE ALLA SALUTE

Quando la corruzione entra nella sanità il danno si moltiplica perché colpisce la salute delle persone, costrette a fare i conti con attese interminabili, posti letto mancanti, strutture inadeguate. La sanità pubblica è l’espressione migliore del diritto alla salute, ma necessita di misure di monitoraggio, istituzionale e civico, per evitare che gli investimenti finiscano nelle tasche di corrotti e corruttori.

Il 27 giugno è stato presentato un dossier per raccontare costi, conseguenze e criticità della Sanità in Italia, nel mirino di corruzione e illegalità. Si chiama Illuminiamo la salute. Per non cadere nella ragnatela dell’illegalitàe anche Riparte il futuro, la campagna contro la corruzione promossa da Gruppo Abele e Libera, ha contribuito alla sua stesura. Alla presentazione del dossier è intervenuto Leonardo Ferrante, responsabile scientifico di Riparte il futuro, anticipando  l’evoluzione della campagna che si impegnerà dal prossimo autunno a puntare la luce della trasparenza su questo settore così critico.


Curato da Coripe, Libera, Gruppo Abele e Avviso Pubblico, il report ha l’obiettivo di sostenere i tanti operatori che quotidianamente si impegnano a contrastare diverse forme di opacità, illegalità, discrezionalità, presenti nel settore. Secondo la rete europea contro Frodi e Corruzione nel settore sanitario nel 2012 in Europa il 5,6%del budget per la sanità è stato assorbito dalla corruzione.  Mentre in Italia le la sola Guardia di Finanza ha rilevato una perdita erariale di 1,6 miliardi di euro per il triennio 2010/2012. A queste cifre approssimative vanno aggiunti i costi indiretti, che nel caso della tutela della salute sono evidentemente pesantissimi. Anche la Corte dei Conti conferma che quello sanitario è un ambito esposto a fatti illeciti (nel 2012 emesse 139 sentenze di primo grado cono risarcimenti complessivi per oltre 41milioni di euro). Sono 4 le aziende sanitarie commissariate per infiltrazioni mafiose in Italia: la Asl di Locri, l’Asp di Vibo Valentia, l’Asl di Pomigliano d’Arco e l’Asl di Reggio Calabria.
 Ma esiste anche l’esperienza del Centro Santa Teresa a Bagheria: da cattedrale nel deserto in mano a un prestanome di Provenzano a bene confiscato e oggi pienamente funzionante, polo ortopedico di eccellenza.


Fonte: www.riparteilfuturo.it 4 Luglio 2013

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