SANITÀ
E CORRUZIONE: UN BINOMIO CHE
FA MALE ALLA SALUTE
Quando la corruzione entra nella sanità il
danno si moltiplica perché colpisce la salute delle persone, costrette a fare i
conti con attese interminabili, posti letto mancanti, strutture inadeguate. La
sanità pubblica è l’espressione migliore del diritto alla salute, ma necessita
di misure di monitoraggio, istituzionale e civico, per evitare che gli
investimenti finiscano nelle tasche di corrotti e corruttori.
Il 27 giugno è stato presentato un
dossier per
raccontare costi, conseguenze e criticità della Sanità in Italia, nel mirino di
corruzione e illegalità. Si chiama ”Illuminiamo
la salute. Per non cadere nella ragnatela dell’illegalità” e
anche Riparte il futuro, la campagna contro la corruzione promossa da Gruppo
Abele e Libera, ha contribuito alla sua stesura. Alla
presentazione del dossier è intervenuto Leonardo Ferrante, responsabile
scientifico di Riparte il futuro, anticipando l’evoluzione della campagna
che si impegnerà dal prossimo autunno a puntare la luce della trasparenza su
questo settore così critico.
Curato da Coripe, Libera, Gruppo Abele e
Avviso Pubblico, il report ha l’obiettivo di sostenere i tanti operatori che
quotidianamente si impegnano a contrastare diverse forme di opacità,
illegalità, discrezionalità, presenti nel settore. Secondo la rete europea
contro Frodi e Corruzione nel settore sanitario nel 2012 in Europa il 5,6%del
budget per la sanità è stato assorbito dalla corruzione. Mentre in Italia
le la sola Guardia di Finanza ha rilevato una perdita erariale di 1,6 miliardi
di euro per il triennio 2010/2012. A queste cifre approssimative vanno aggiunti
i costi indiretti, che nel caso della tutela della salute sono evidentemente
pesantissimi. Anche la Corte dei Conti conferma che quello sanitario è un
ambito esposto a fatti illeciti (nel 2012 emesse 139 sentenze di primo grado
cono risarcimenti complessivi per oltre 41milioni di euro). Sono 4 le aziende
sanitarie commissariate per infiltrazioni mafiose in Italia: la Asl di Locri,
l’Asp di Vibo Valentia, l’Asl di Pomigliano d’Arco e l’Asl di Reggio Calabria.
Ma esiste anche l’esperienza del Centro Santa Teresa a Bagheria: da cattedrale
nel deserto in mano a un prestanome di Provenzano a bene confiscato e oggi
pienamente funzionante, polo ortopedico di eccellenza.
Fonte: www.riparteilfuturo.it 4 Luglio 2013
Nessun commento:
Posta un commento