MISERIA LADRA: LA CAMPAGNA DI LIBERA E
GRUPPO ABELE CHE DICHIARA ILLEGALE LA POVERTÀ
“La povertà dovrebbe essere illegale
nel nostro paese. La crisi per molti è una condanna, per altri è un’occasione.
Le mafie hanno trovato inedite sponde nella società dell’io, nel suo diffuso
analfabetismo etico. Oggi sempre più evidenti i favori indiretti alle mafie che
sono forti in una società diseguale e culturalmente depressa e con una politica
debole”. Con queste parole don Luigi
Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera, ha presentato allo scorso
Caterraduno di Senigallia la campagna Miseria ladra, una mobilitazione dal
basso che vuole denunciare e proporre misure concrete di contrasto alla povertà
in Italia.
Un fenomeno, come è evidenziato nel
dossier della campagna, che sta pericolosamente aumentando. I dati Istat
rivelano che sono ormai 8 milioni e 173mila i cittadini che vivono in povertà
relativa e 3 milioni e 415 mila quelli in povertà assoluta. Il 32,3% degli
under 18 è a rischio povertà e già 723 mila minorenni vivono in condizione di
indigenza. Un impoverimento materiale che va di pari passo con quello
culturale. Mentre i dati della disoccupazione, specialmente giovanile,
continuano a crescere, le famiglie tirano la cinghia e aumentano i casi di
disoccupati e anziani costretti a rubare per mangiare.
D’altro canto si va rafforzando il
controllo dei clan malavitosi su molte attività economiche in crisi, costrette
a “rivolgersi” ai prestiti dei mafiosi, così come sono in drammatica crescita
le aziende che chiudono o che trasferiscono all’estero i propri stabilimenti. A
dominare questo scenario – e collegandosi al tema di Riparte il futuro, l’altra
grande campagna che Libera e Gruppo Abele stanno conducendo da gennaio 2013 –
c’è la corruzione. Un fenomeno divenuto sistemico che, nella migliore delle
ipotesi secondo i calcoli della Corte dei Conti, ci sottrae annualmente 60
miliardi di euro. Una cifra da capogiro a cui si sommano costi indiretti
impossibili da quantificare.
Una fotografia che dovrebbe farci
indignare e mobilitare.
“Una società diseguale, che coniuga
svantaggio economico con la mancanza di opportunità, che precarizza i diritti
degli esclusi, che difende i privilegi e la concentrazioni della ricchezza
nelle mani di pochi, attenta alla coesione sociale e incrementa la sfiducia
istituzionale, affossa il principio di rappresentatività e scoraggia la
partecipazione. I dati e la situazione di crisi politica fotografano una
“guerra” dove la povertà materiale e culturale è la peggiore delle malattie, in
senso sociale, economico, ambientale e sanitario”, si legge nella presentazione
della campagna.
Promuovendo l’iniziativa in
collaborazione con tutte quelle realtà sociali, sindacali, studentesche,
comitati, associazioni, movimenti, giornali e singoli cittadini intenzionati a
portare avanti le proposte contenute nel documento ufficiale, Libera e Gruppo
Abele chiamano a raccolta l’Italia intera per affrontare di petto questo tema.
Cominciando a chiamarlo senza tabu: miseria ladra.
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