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AGGIORNAMENTI IMPEGNI DELLA CAMPAGNA

lunedì 9 settembre 2013

MISERIA LADRA: LA CAMPAGNA DI LIBERA E GRUPPO ABELE CHE DICHIARA ILLEGALE LA POVERTÀ






MISERIA LADRA: LA CAMPAGNA DI LIBERA E GRUPPO ABELE CHE DICHIARA ILLEGALE LA POVERTÀ

“La povertà dovrebbe essere illegale nel nostro paese. La crisi per molti è una condanna, per altri è un’occasione. Le mafie hanno trovato inedite sponde nella società dell’io, nel suo diffuso analfabetismo etico. Oggi sempre più evidenti i favori indiretti alle mafie che sono forti in una società diseguale e culturalmente depressa e con una politica debole”.  Con queste parole don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera, ha presentato allo scorso Caterraduno di Senigallia la campagna Miseria ladra, una mobilitazione dal basso che vuole denunciare e proporre misure concrete di contrasto alla povertà in Italia.
Un fenomeno, come è evidenziato nel dossier della campagna, che sta pericolosamente aumentando. I dati Istat rivelano che sono ormai 8 milioni e 173mila i cittadini che vivono in povertà relativa e 3 milioni e 415 mila quelli in povertà assoluta. Il 32,3% degli under 18 è a rischio povertà e già 723 mila minorenni vivono in condizione di indigenza. Un impoverimento materiale che va di pari passo con quello culturale. Mentre i dati della disoccupazione, specialmente giovanile, continuano a crescere, le famiglie tirano la cinghia e aumentano i casi di disoccupati e anziani costretti a rubare per mangiare.
D’altro canto si va rafforzando il controllo dei clan malavitosi su molte attività economiche in crisi, costrette a “rivolgersi” ai prestiti dei mafiosi, così come sono in drammatica crescita le aziende che chiudono o che trasferiscono all’estero i propri stabilimenti. A dominare questo scenario – e collegandosi al tema di Riparte il futuro, l’altra grande campagna che Libera e Gruppo Abele stanno conducendo da gennaio 2013 – c’è la corruzione. Un fenomeno divenuto sistemico che, nella migliore delle ipotesi secondo i calcoli della Corte dei Conti, ci sottrae annualmente 60 miliardi di euro. Una cifra da capogiro a cui si sommano costi indiretti impossibili da quantificare.


Una fotografia che dovrebbe farci indignare e mobilitare.
“Una società diseguale, che coniuga svantaggio economico con la mancanza di opportunità, che precarizza i diritti degli esclusi, che difende i privilegi e la concentrazioni della ricchezza nelle mani di pochi, attenta alla coesione sociale e incrementa la sfiducia istituzionale, affossa il principio di rappresentatività e scoraggia la partecipazione. I dati e la situazione di crisi politica fotografano una “guerra” dove la povertà materiale e culturale è la peggiore delle malattie, in senso sociale, economico, ambientale e sanitario”, si legge nella presentazione della campagna.


Promuovendo l’iniziativa in collaborazione con tutte quelle realtà sociali, sindacali, studentesche, comitati, associazioni, movimenti, giornali e singoli cittadini intenzionati a portare avanti le proposte contenute nel documento ufficiale, Libera e Gruppo Abele chiamano a raccolta l’Italia intera per affrontare di petto questo tema. Cominciando a chiamarlo senza tabu: miseria ladra.


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