LA
CORRUZIONE NON RISPARMIA LA BELLEZZA. DALLA REGGIA DI VENARIA
L'ALLARME RESTAURI
di Leonardo Ferrante
Le
grandi opere pubbliche a causa della crisi non si costruiscono più. Eppure – a
patto che siano adeguate, utili, strategiche e correttamente monitorate –
rappresenterebbero una grande ricchezza per la crescita del Paese. La
situazione economica attuale frena i nuovi cantieri (salvo rari casi) e ci
costringe a ragionare su che cosa manchi veramente all’Italia di oggi.
Il 13
ottobre Renzo Piano, ospite nella trasmissione “Che tempo che fa”, sottolineava
l’importanza di tornare a valorizzare l’esistente, anziché costruire nuove
opere. Ed è vero: il patrimonio architettonico italiano dovrebbe essere
valorizzato al massimo, innovato, riportato in vita e restituito alla collettività.
Dovrebbe essere strappato all’abbandono, all’incuria, alla dimenticanza, alla
perdita di senso e valore.
L’ultimo scandalo, su ci sta indagando la magistratura, arriva dal Piemonte dove
l’inchiesta in piedi dal 2011 per i reati di turbativa d’asta e truffa
aggravata per i lavori di restauro della reggia di Venaria Reale e di altri
palazzi storici ha portato all’arresto di cinque persone. Tra questi l’ex
sovrintendente Francesco Pernice, attualmente direttore del Settore
Conservazione dei Beni architettonici e Impianti del Consorzio di
valorizzazione e direttore delle Reggia da circa vent’anni. Insieme a lui anche
l’ex presidente della Giunta piemontese Ezio Enrietti e altri funzionari e
dirigenti coinvolti nelle gare d’appalto.
Il
caso locale fa scattare un allarme sull’intera situazione nazionale per cui è
necessario alzare il livello di attenzione: anche nel mondo degli appalti per
restauri, che possono essere definite “grandi opere minori”, è importante
istituire sistemi di monitoraggio che informino in maniera diffusa sui costi,
sui sub-contratti, su tempi certi, sulle procedure di aggiudicazione, per
permettere a tutti di sapere in che modo vengono spese le risorse pubbliche.
Accendere una luce ed essere trasparenti è il primo strumento per prevenire la
corruzione e l’illegalità in questo settore.
La
corruzione non risparmia il patrimonio artistico nazionale, anzi, come è
accaduto nel caso piemontese, trova nell’imponente bellezza che tutto il mondo
ci invidia un territorio fragile da contaminare e corrodere.
Fonte: www.riparteilfuturo.it 16 Ottobre 2013
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