SEDIANO: QUANDO UN COMUNE SI SCIOGLIE
(ANCHE) PER CORRUZIONE
di Leonardo Ferrante
Oggi la Lombardia entra di diritto
nell’elenco delle regioni che hanno al loro interno enti locali sciolti per
mafia. Lo fa “grazie” a un piccolo comune di 11mila abitanti, Sedriano, che
balza alle cronache per l’arresto del primo cittadino Alfredo Celeste con l’accusa
di corruzione aggravata e di personaggi vicini all’Amministrazione comunale per
associazione mafiosa.
È evidente, e i recenti fatti lo
dimostrano, che la corruzione pubblica è il viatico principale delle mafie al
Nord così come al Sud. La corruzione infatti permette l’infiltrazione e il
radicamento della malavita organizzata nella vita pubblica, economica e sociale
su tutto il territorio nazionale. I clan trovano infatti nello scambio
corruttivo la loro forza e legittimazione e il reato diventa di “stampo
mafioso”. Altrimenti si tratterebbe di “semplice” criminalità organizzata.
Al politico corrotto può risultare
conveniente che il corruttore sia un mafioso (o un ‘ndranghetista, come nel
caso di Sedriano), perché dallo scambio, oltre ai beni economici, può ottenere
protezione elettorale e nuove possibilità di arricchimento grazie al mercato
illegale. La sua scelta corruttiva fa poi lievitare costi sociali ed economici,
per quanto già elevatissimi, della corruzione, proprio a causa della presenza
criminale.
Mentre tuona la provocazione del PMTeresi in cui fa appello ai boss affinché mollino i politici – “loro la fanno
franca mentre solo voi pagate con l’ergastolo” – chiediamo alla politica di
tornare ad impegnarsi per affrontare l’urgenza: recidere ogni legame tra mafie
e istituzioni statali (dalla fase elettorale alla gestione quotidiana della
cosa pubblica), quindi di attuare una seria e concreta strategia di lotta alla
corruzione a tutti i livelli.
Fonte: www.riparteilfuturo.it 16 Ottobre 2013
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