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mercoledì 16 ottobre 2013

SEDIANO: QUANDO UN COMUNE SI SCIOGLIE (ANCHE) PER CORRUZIONE


SEDIANO: QUANDO UN COMUNE SI SCIOGLIE (ANCHE) PER CORRUZIONE

di Leonardo Ferrante

Oggi la Lombardia entra di diritto nell’elenco delle regioni che hanno al loro interno enti locali sciolti per mafia. Lo fa “grazie” a un piccolo comune di 11mila abitanti, Sedriano, che balza alle cronache per l’arresto del primo cittadino Alfredo Celeste con l’accusa di corruzione aggravata e di personaggi vicini all’Amministrazione comunale per associazione mafiosa.

È evidente, e i recenti fatti lo dimostrano, che la corruzione pubblica è il viatico principale delle mafie al Nord così come al Sud. La corruzione infatti permette l’infiltrazione e il radicamento della malavita organizzata nella vita pubblica, economica e sociale su tutto il territorio nazionale. I clan trovano infatti nello scambio corruttivo la loro forza e legittimazione e il reato diventa di “stampo mafioso”. Altrimenti si tratterebbe di “semplice” criminalità organizzata.

Al politico corrotto può risultare conveniente che il corruttore sia un mafioso (o un ‘ndranghetista, come nel caso di Sedriano), perché dallo scambio, oltre ai beni economici, può ottenere protezione elettorale e nuove possibilità di arricchimento grazie al mercato illegale. La sua scelta corruttiva fa poi lievitare costi sociali ed economici, per quanto già elevatissimi, della corruzione, proprio a causa della presenza criminale.

Mentre tuona la provocazione del PMTeresi in cui fa appello ai boss affinché mollino i politici – “loro la fanno franca mentre solo voi pagate con l’ergastolo” – chiediamo alla politica di tornare ad impegnarsi per affrontare l’urgenza: recidere ogni legame tra mafie e istituzioni statali (dalla fase elettorale alla gestione quotidiana della cosa pubblica), quindi di attuare una seria e concreta strategia di lotta alla corruzione a tutti i livelli.


Fonte: www.riparteilfuturo.it  16 Ottobre 2013

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