Imprenditoria tra criminalità
organizzata e corruzione.
incontri a Torino con
il
prof. Rrocco Sciarrone
prof. Rrocco Sciarrone
Le difficoltà
che l’imprenditoria sta attraversando derivano anche da ragioni diverse dalla
crisi economica in corso. Come una tassa occulta, la corruzione (definita
“sistemica dalla Corte dei conti) e le infiltrazioni mafiose logorano le
aziende e i meccansmi dell’assegnazione degli appalti, pregiudicando il
profitto e la sana competitività. Riportiamo alcune considerazioni emerse nei
due incontri, organizzati lo scorso marzo a Torino da UniLibera e da
Alter.Polis, con il Professore di Sociologia dell’Università di Torino Rocco
Sciarrone sul rapporto tra criminalità organizzata, lavoro e imprenditoria.
Nel primo
incontro è intervenuta Robera Mauri, figlia di Ambrogio Mauri, imprenditore di
Desio eccellente e all’avanguardia nel settore dei trasporti pubblici,
suicidatosi nel 1997 perché sciacciato dalle richieste di tangenti da parte
delle amministrazioni locali.
“La relazione
del professor Sciarrone si è incentrata sulla figura dell’imprenditore e sui
suoi rapporti, subiti o ricercati, con i soggetti mafiosi. La caratterizzazione
di questi rapporti viene poco rappresentata nel dibattito pubblico e politico;
è molto importante trattare di questi argomenti ed uscire dai luoghi comuni o
dalle accezioni superficiali con i quali la mafia viene di solito
caratterizzata (mafia come mentalità, come contagio, come fenomeno legato
esclusivamente a legami di sangue e ai contesti d’origine).
Di conseguenza
si parla poco, o se ne sta iniziando a parlare negli ultimi anni, della
presenza mafiosa che ostacola l’imprenditoria, il lavoro, anche nelle aree che
sono l’ossatura del nostro paese e costituiscono il tessuto delle imprese. Un
esempio è appunto la Brianza, la terra dell’imprenditore Ambrogio Mauri, uno
dei cuori produttivi del nostro paese [...] Le cosche possono trarre vantaggi
dal mondo pulito dell’imprenditoria e della politica: vantaggi che possono
essere reciproci. Una delle grandi novità delle mafie di nuovo insediamento, infatti,
è la formazione di zone grigie di collusione e complicità: mafia, politica e
imprenditoria attuano uno scambio reciprocamente vantaggioso. La metafora della
mafia come virus che contagia la società è superata.”
Qui la relazione
completa dei due incontri ad opera del presidio Antonino Cassarà di Libera
Piemonte >>
Per far fronte
allo stallo politico, ma anche – e soprattutto – economico, del nostro Paese,
dobiamo considerare la corruzione come uno dei principali problemi da
affrontare. Non più solo “malcostume”, abitudine radicata nel dna degli
italiani, bensì fattore responsabile dell’ingresso delle mafie nel mercato
lecito e dell’inquinamento dell’economia sana e produttiva. Un vero cancro che
distrugge le opportunità, il lavoro e la crescita.
Intervenire
subito sulla normativa anticorruzione, come richiesto dalla campagna Riparte il
futuro, organizzata da Gruppo Abele e Libera, non è dunque solo una questione
di etica e di legalità, come spesso si dice. Si tratta di un’istanza concreta,
di stampo economico, pari ai provedimenti da prendere contro l’evasione
fiscale, per la detassazione delle imprese o per il rilancio del prodotto Made
in Italy.
Fonte: www.riparteilfuturo.it 18/04/2013
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