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martedì 5 novembre 2013

APPALTI: PRONTO UN VADEMECUM DELL'ANTITRUST PER RICONOSCERE LE ANOMALIE NELLE GARE


APPALTI: PRONTO UN VADEMECUM DELL'ANTITRUST PER  RICONOSCERE LE ANOMALIE NELLE GARE

La corruzione che inquina i meccanismi di appalto nel settore pubblico costa all’Italia delle cifre da capogiro. Facciamo un esempio per dare un ordine di grandezza del danno che i cittadini contribuenti subiscono: le inchieste condotte a Firenze, Perugia e Roma su 33 grandi opere appaltate dalla Protezione civile nella gestione delle emergenze nel triennio 2007-2010 hanno quantificato che dai 574 milioni di euro previsti si è passati a un costo di 834 milioni. Un onere aggiuntivo pari al 45 per cento del valore iniziale di aggiudicazione che è stato sottratto alle tasche degli italiani.

Almeno sulla carta ci sono tuttavia delle buone notizie. L’antitrust intensificherà lasua azione nel settore degli appalti pubblici. È già pronto un vademecum da inviare ai soggetti che bandiscono le gare perché assumano un ruolo di ‘sentinella’ segnalando all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato anomalie tipiche di comportamenti potenzialmente distorsivi della concorrenza.

Il vademecum ha l’obiettivo di aiutare le stazioni appaltanti a percepire i segnali di un’alterazione dei comportamenti che possono essere sintomo di distorsioni concorrenziali. L’Antitrust suggerisce innanzitutto di valutare il contesto. I cartelli si realizzano con maggiore frequenza quando i mercati interessati hanno alcune caratteristiche: pochi concorrenti o concorrenti caratterizzati da analoga efficienza e dimensione; riguardano prodotti omogenei; c’è una perdurante partecipazione alle gare delle stesse imprese; l’appalto è ripartito in più lotti dal valore economico simile.

All’interno di questa cornice generale si possono riconoscere alcuni segnali di comportamenti anomali. Riportiamo l’elenco pubblicato dall’Autorità, per chi volesse farsi una cultura sui modi in cui veniamo “fregati” a livello di appalti pubblici.

a) Boicottaggio della gara
I principali sintomi del boicottaggio, finalizzato a prolungare il contratto con il fornitore abituale o di ripartire pro quota il lavoro o la fornitura tra tutte le imprese interessate, sono: 1) nessuna offerta presentata; 2) presentazione di un’unica offerta o di un numero di offerte comunque insufficiente per procedere all’assegnazione dell’appalto; 3) presentazione di offerte dello stesso importo, soprattutto quando le procedure di gara prevedono in queste circostanze l’annullamento della gara o la ripartizione dell’appalto pro quota.

b) Offerte di comodo
Le offerte di comodo danno un’apparente regolarità concorrenziale alla gara e nascondono l’innalzamento dei prezzi di aggiudicazione. I principali sintomi sono: 1) offerte presentate dalle imprese che non si aggiudicano l’appalto caratterizzate da importi palesemente troppo elevati o comunque superiori a quanto le stesse imprese hanno offerto in analoghe procedure; 2) offerte contenenti condizioni particolari e notoriamente inaccettabili per la stazione appaltante che ne determinano l’esclusione; 3) la presentazione di offerte più elevate rispetto ai prezzi di listino. In generale una sequenza di gare in cui risulta aggiudicataria sempre la stessa impresa può destare il sospetto che i concorrenti presentino offerte di comodo.

c) Subappalti o ATI (Associazione Temporanea d’Imprese)
I subappalti e le Associazioni Temporanee di Imprese (ATI) permettono di ampliare la platea dei soggetti che possono partecipare a meccanismi di gara, dando spazio anche alle imprese più piccole. In alcuni casi possono però essere utilizzati dai partecipanti alla gara per spartirsi il mercato o addirittura della singola commessa. Possibili indizi sono: 1) imprese, singolarmente in grado di partecipare a una gara, che invece si astengono in vista di un successivo subappalto o optano per la costituzione di un’ATI; 2) la costituzione di ATI o subappalto perfezionati da imprese accomunate dalla stessa attività prevalente; 3) il ritiro dell’offerta da parte di un’impresa che decide inizialmente di partecipare a una gara, che risulta poi beneficiaria di un subappalto relativo alla medesima gara; 4) nei casi di aggiudicazione basata sull’offerta economicamente più vantaggiosa, l’ATI (tra i maggiori operatori) può essere il frutto di una strategia escludente, tesa ad impedire a imprese minori di raggiungere il necessario punteggio qualitativo.

d) Rotazione delle offerte e ripartizione del mercato
Anche l’analisi della sequenza delle aggiudicazioni può segnalare la presenza di un cartello. Quando la pratica spartitoria interessa un singolo committente quest’ultimo avrà indizi per riconoscere ‘regolarità’ sospette nella successione temporale delle imprese aggiudicatarie o nella ripartizione in lotti delle vincite. Le regolarità sospette potrebbero riguardare non solo il numero di aggiudicazioni ma anche la somma dei relativi importi.

e) Modalità ‘sospette’ di partecipazione all’asta
Può accadere che gli aderenti ad un cartello presentino le domande di partecipazione all’asta con modalità tali da tradire la comune formulazione. E’ questo il caso di: 1) comuni errori di battitura; 2) stessa grafia; 3) riferimento a domande di altri partecipanti alla medesima gara; 4) analoghe stime o errori di calcolo; 5) consegna contemporanea, da parte di un soggetto, di più offerte per conto di differenti partecipanti alla medesima procedura di gara.

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Fonte: www.riparteilfuturo.it  4 Novembre 2012


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