APPALTI:
PRONTO UN VADEMECUM DELL'ANTITRUST PER
RICONOSCERE LE ANOMALIE NELLE GARE
La
corruzione che inquina i meccanismi di appalto nel settore pubblico costa
all’Italia delle cifre da capogiro. Facciamo un esempio per dare un ordine di
grandezza del danno che i cittadini contribuenti subiscono: le inchieste
condotte a Firenze, Perugia e Roma su 33 grandi opere appaltate dalla
Protezione civile nella gestione delle emergenze nel triennio 2007-2010 hanno
quantificato che dai 574 milioni di euro previsti si è passati a un costo di
834 milioni. Un onere aggiuntivo pari al 45 per cento del valore iniziale di
aggiudicazione che è stato sottratto alle tasche degli italiani.
Almeno
sulla carta ci sono tuttavia delle buone notizie. L’antitrust intensificherà lasua azione nel settore degli appalti pubblici. È già pronto un vademecum da
inviare ai soggetti che bandiscono le gare perché assumano un ruolo di
‘sentinella’ segnalando all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato
anomalie tipiche di comportamenti potenzialmente distorsivi della concorrenza.
Il
vademecum ha l’obiettivo di aiutare le stazioni appaltanti a percepire i
segnali di un’alterazione dei comportamenti che possono essere sintomo di
distorsioni concorrenziali. L’Antitrust suggerisce innanzitutto di valutare il
contesto. I cartelli si realizzano con maggiore frequenza quando i mercati
interessati hanno alcune caratteristiche: pochi concorrenti o concorrenti
caratterizzati da analoga efficienza e dimensione; riguardano prodotti
omogenei; c’è una perdurante partecipazione alle gare delle stesse imprese;
l’appalto è ripartito in più lotti dal valore economico simile.
All’interno
di questa cornice generale si possono riconoscere alcuni segnali di
comportamenti anomali. Riportiamo l’elenco pubblicato dall’Autorità, per chi
volesse farsi una cultura sui modi in cui veniamo “fregati” a livello di
appalti pubblici.
a)
Boicottaggio della gara
I
principali sintomi del boicottaggio, finalizzato a prolungare il contratto con
il fornitore abituale o di ripartire pro quota il lavoro o la fornitura tra
tutte le imprese interessate, sono: 1) nessuna offerta presentata; 2)
presentazione di un’unica offerta o di un numero di offerte comunque
insufficiente per procedere all’assegnazione dell’appalto; 3) presentazione di
offerte dello stesso importo, soprattutto quando le procedure di gara prevedono
in queste circostanze l’annullamento della gara o la ripartizione dell’appalto
pro quota.
b)
Offerte di comodo
Le
offerte di comodo danno un’apparente regolarità concorrenziale alla gara e
nascondono l’innalzamento dei prezzi di aggiudicazione. I principali sintomi
sono: 1) offerte presentate dalle imprese che non si aggiudicano l’appalto
caratterizzate da importi palesemente troppo elevati o comunque superiori a
quanto le stesse imprese hanno offerto in analoghe procedure; 2) offerte
contenenti condizioni particolari e notoriamente inaccettabili per la stazione
appaltante che ne determinano l’esclusione; 3) la presentazione di offerte più
elevate rispetto ai prezzi di listino. In generale una sequenza di gare in cui
risulta aggiudicataria sempre la stessa impresa può destare il sospetto che i
concorrenti presentino offerte di comodo.
c)
Subappalti o ATI (Associazione Temporanea d’Imprese)
I
subappalti e le Associazioni Temporanee di Imprese (ATI) permettono di ampliare
la platea dei soggetti che possono partecipare a meccanismi di gara, dando
spazio anche alle imprese più piccole. In alcuni casi possono però essere
utilizzati dai partecipanti alla gara per spartirsi il mercato o addirittura
della singola commessa. Possibili indizi sono: 1) imprese, singolarmente in
grado di partecipare a una gara, che invece si astengono in vista di un
successivo subappalto o optano per la costituzione di un’ATI; 2) la
costituzione di ATI o subappalto perfezionati da imprese accomunate dalla
stessa attività prevalente; 3) il ritiro dell’offerta da parte di un’impresa
che decide inizialmente di partecipare a una gara, che risulta poi beneficiaria
di un subappalto relativo alla medesima gara; 4) nei casi di aggiudicazione
basata sull’offerta economicamente più vantaggiosa, l’ATI (tra i maggiori
operatori) può essere il frutto di una strategia escludente, tesa ad impedire a
imprese minori di raggiungere il necessario punteggio qualitativo.
d)
Rotazione delle offerte e ripartizione del mercato
Anche
l’analisi della sequenza delle aggiudicazioni può segnalare la presenza di un
cartello. Quando la pratica spartitoria interessa un singolo committente
quest’ultimo avrà indizi per riconoscere ‘regolarità’ sospette nella
successione temporale delle imprese aggiudicatarie o nella ripartizione in
lotti delle vincite. Le regolarità sospette potrebbero riguardare non solo il
numero di aggiudicazioni ma anche la somma dei relativi importi.
e)
Modalità ‘sospette’ di partecipazione all’asta
Può
accadere che gli aderenti ad un cartello presentino le domande di
partecipazione all’asta con modalità tali da tradire la comune formulazione. E’
questo il caso di: 1) comuni errori di battitura; 2) stessa grafia; 3)
riferimento a domande di altri partecipanti alla medesima gara; 4) analoghe
stime o errori di calcolo; 5) consegna contemporanea, da parte di un soggetto,
di più offerte per conto di differenti partecipanti alla medesima procedura di
gara.
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Fonte: www.riparteilfuturo.it 4 Novembre 2012
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